Tradire o tradirsi
Ci sono diversi modi di tradire.
Si possono tradire gli altri, una promessa, un’aspettativa… o si può tradire se stessi.
Spesso i sintomi fisici, mentali ed emotivi che emergono hanno la funzione di comunicarci che c’è stato un tradimento.
Un tradimento presuppone sempre una parte ferita e una parte maltrattante.
Possiamo averlo ricevuto da qualcuno e per difenderci rendiamo più rigido il confine delle nostre relazioni, mettiamo più distanza dagli altri. Oppure possiamo essere stati noi a tradirci e mettere distanza da una parte che ci abita dentro.
A volte il tradimento avviene alla luce del sole, è chiaro a tutti, visibile. Altre volte è mascherato, subdolo, invisibile.
Nei traumi relazionali c’è sempre un tradimento. Ci sono sempre due parti (spesso molte di più) che emergono in maniera alternata. Quella ferita, impotente, piccola, che si nasconde e quella manipolatoria, cattiva, grande, oscura, potente.
Non di rado viviamo incarnando la parte piccola e indifesa, ritrovandoci in tutte le relazioni a rivivere il tradimento, a venire sopraffatti, a essere manipolati o biasimati o maltrattati.
La parte grande, potente, oscura, anche se può sembrare strano, quasi sempre abita in noi. Anche se era un genitore, una persona esterna. L’abbiamo interiorizzata e fatta nostra e possiamo aver imparato a guardarci con quegli occhi sospettosi, duri, anaffettivi, svalutanti.
Guardarci con uno sguardo di giudizio o di paura è un modo per agitare di realizzare quello che siamo, sentiamo, pensiamo. È un modo per continuare a non accogliere, a perpetuare quel tradimento di fondo che resta nella nostra vita interiore, nelle nostre relazioni, nel nostro modo di stare al mondo.
Allora abbiamo bisogno di uno spazio, un luogo interiore in cui lasciar emergere emozioni, pensieri, immagini, memorie. Una sorta di biblioteca in cui poterli catalogare, in cui poterli osservare senza giudizio e conservare senza timore.
Possiamo immaginare che in questa stanza ci siano gli scaffali per i ricordi belli, quelli per le accuse ricevute, per le paure irrazionali e quelli per le preoccupazioni quotidiane. Potremmo mettere degli armadi per i desideri, altri per le sensazioni che ancora non hanno forma. E ancora un mobile per i giudizi, uno per i pensieri liberi, un altro per i segreti.
Poi potremo mettere una comoda poltrona per andare a passare un po’ di tempo di questa stanza, osservandone il contenuto e ricollocandone ogni parte al suo posto.
Potremmo metterci comodi, sfogliare il contenuto degli scaffali diventandone appassionati lettori, ma non più i protagonisti.
Se troveremo i libri delle nostre parti ferite potremo emozionarci ed empatizzare, senza identificarci con i protagonisti. Se leggeremo i libri delle nostre parti crudeli, potremo guardarli e riporli nell’apposito scaffale.
Una biblioteca in cui essere testimoni, lettori, della nostra vita interiore, che può dispiegarsi come si dispiegano le trame di libri diversi (saggi, horror, romantici, fumetti…).
Solo allora ci sarà spazio per tutto e potremo finalmente accoglierci completamente. Solo allora non avremo più bisogno di reprimere o rifiutare degli aspetti di no.
Solo allora smetteremo di tradirci e torneremo a essere interi.

